lunedì 21 maggio 2018

ARISTOTELE

Aristotele nacque verso il 384 a.C., a Stagira, in Grecia. Era figlio di Nicomaco, e di Festide.
Fu discepolo e collaboratore di Platone alla Accademia. Pur assimilando molte idee del maestro Platone andò sviluppando un proprio pensiero originale e quando morì Platone abbandonò l'Accademia.
Si dedicò a ricerche di biologia, formando una “Storia degli animali”.
Inoltre Aristotele ad Atene, fondò il Liceo.
Per Aristotele esisteva sì, un mondo intelligibile, spirituale e invisibile ma è reale anche il mondo sensibile, cioè quello fatto di sostanze materiali.
Per Aristotele è centrale la sostanza, che è una sostanza materiale e corporea; ed è questa, presente, la vera vita.









in questa immagine si vedono Platone (che indica il cielo) e Aristotele (che indica la terra). da qui si capisce che condividevano alcuni pensieri ma che avevano teorie opposte. 










Tutto il sapere si suddivide ordinatamente in scienze:
  • teoretiche, volte al "sapere per il sapere" (theorein, vedere, contemplare). Queste sono le più importanti del sapere, perché hanno il compito di dirci cosa esiste;
  • pratiche, volte al "fare" (poiein), come l’ etica, per l'agire del singolo, e politica, per l'agire della collettività, che hanno il compito di delineare il retto comportamento dell'uomo;
  • poietiche, volte all'agire (prassein) dove l'uomo non ha solo la possibilità di agire, può anche fare, cioè modificare il mondo materiale in cui si trova immerso; è il campo dell'arte.

Secondo Aristotele nell'uomo c’è il desiderio di conoscere la verità, e questo desiderio è più forte di qualsiasi interesse pratico. L'uomo desidera sapere il senso della sua esistenza, come è davvero, non piegandone la ricerca a un progetto predeterminato.
Si può capire che pensasse ciò da questa sua celebre frase:
«Gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia (...). Ora chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non sapere (...). Cosicché se gli uomini hanno filosofato per liberarsi dall'ignoranza, è evidente che ricercarono il conoscere solo al fine di sapere e non per conseguire qualche utilità pratica.»(Met,A,2,982b)
«Il fine della scienza teoretica è la verità» (Met,m A elatton, 1, 993b).

La metafisica

è la scienza fondamentale che si occupa delle caratteristiche universali dell'essere.
il punto di partenza della ricerca aristotelica sull'essere è quell'universo fatto da oggetti che possiamo percepire attraverso i sensi e a cui attribuiamo un nome e un significato ( questo cane, questo gatto,Lucia, Francesco...)

i punti principali della sua metafisica:
-sostanza: è l'individuo concreto
-materia
-forma
-atto
-potenza

Per Aristotele la metafisica ha come oggetto l'essere in quanto essere (ontologia) ma può avere UNA MOLTEPLICITÀ DI ASPETTI.
Questa ha quattro significati fondamentali: 
 
AITIOLOGIA:
è la scienza delle cause prime, ossia dei supremi perché. Si possono in effetti conoscere dei perché prossimi, che si costituiscono in realtà come dei "come" in rapporto ai perché supremi,
Le cause prime sono quattro:
  • La causa materiale o materia è il sostrato indeterminato, privo quindi di caratteri specifici. Di questa causa si sono occupati essenzialmente i primi filosofi (dalla scuola ionica a Eraclito).
  • La causa formale o forma è il fattore determinante, ciò che fa sì che la materia indeterminata assuma certi caratteri distintivi. Di questa causa si è occupato in particolare Platone, con la sua teoria delle idee.
  • La causa efficiente (o efficace, o agente) è ciò da cui è prodotto l'effetto: è la causa nel senso corrente del termine. È Empedocle ad aver per primo individuato questa causa, da lui collocata nelle forze di Amore e Odio.
  • La causa finale o fine è ciò verso cui tende la cosa causata. Di questa causa ha parlato soprattutto Anassagora, con la sua teoria del Nous, che organizza tutta la realtà dei semi in modo ordinato e finalizzato. Materia e forma sono principi intrinseci alla cosa, al punto che non si possono scindere. Causa efficiente e finale sono invece estrinseci alla cosa causata, la prima precedendola, la seconda seguendola.
ONTOLOGIA:
Aristotele afferma che vi è una scienza che studia l'essere in quanto essere e le proprietà che gli competono in quanto tale. La metafisica è infatti, nel suo secondo senso, scienza dell'essere in quanto essere.

ANALOGIA: uni-molteplicità dell’essere
Aristotele afferma quindi la analogia dell'essere.
In altre parole l'essere non è né univoco, cioè detto nello stesso identico senso di due cose diverse (ad esempio “cavallo” detto di due cavalli), né equivoco cioè due cose diverse con senso (totalmente) diverso.
Tra i vari enti esiste, in questo senso, una analogia: si dice analogicamente, cioè né equivocamente né univocamente, che “è” una cosa e, ad esempio, un suo colore, un suo effetto operativo, un ricordo di essa, un sentimento da lei suscitato.

Così Aristotele supera definitivamente Parmenide, che concepiva l'essere come univoco, completando Platone, che secondo Aristotele, concepiva ancora l'essere come un genere, sia pure un genere trascendente, ossia come un universale sostanziale.

Unità dell’essere
In quanto uno, l'essere ha delle leggi, dei principi a cui obbedire:
  • di identità
  • di non-contraddizione
  • del "terzo escluso", per cui è impossibile che la stessa cosa sia e non sia
Questi principi non possono essere dimostrati positivamente.

Molteplicità dell’essere
Si danno quattro significati fondamentali dell'essere:
  • Essere secondo il vero e il falso: è l'essere in quanto pensato: solo questo essere può essere falso; infatti la falsità è solo nel giudizio del soggetto che non si "adegua" all'oggettività del reale. Non esistono "cose false", ma pensieri falsi. Il che significa che l'essere in senso vero e proprio coincide col vero. Il che è molto prossimo al dire che la realtà non inganna, ma è il soggetto umano a porre diaframmi alla verità, a cercare di alterare ciò che di per sè sarebbe retto e limpido.
  • Essere accidentale: è l'essere che di fatto si trova ad accadere, ma potrebbe anche non accadere; è senza essere radicato nelle profondità necessarie delle strutture intelligibili che costituiscono l'intelaiatura del reale. Di fatto è accidentale ogni realtà particolare e ogni evento concreto. Necessarie sono solo le struttura intelligibili, le nature specifiche e le leggi universali. Questo significa che per Aristotele io che scrivo e tu che leggi esistiamo per un caso, e per caso ci è accaduto nella vita quello che ci è accaduto: il particolare in quanto tale non ha senso, è assurdo. Sensato è unicamente l'universale. Ma in questo modo, per Aristotele, la vita concreta non è salvata.
  • Essere secondo potenza e atto. Con questi concetti Aristotele imposta la sua soluzione al problema della contraddittorietà del divenire, quale la aveva prospettata Parmenide. Per il quale il divenire è l'essere del non essere e il non essere dell'essere. Invece il passaggio è non dal non-essere (assoluto) ma da quel non-essere relativo che è l'essere potenziale all'essere attuale. Il che non implica contraddizione. Essere potenziale è ad esempio il seme rispetto alla pianta che se ne svilupperà: il seme è in atto seme, e in potenza pianta.
  • Essere secondo le categorie. Ossia sostanza, qualità, quantità, luogo, tempo, relazione, agire, patire. Una distinzione essenziale va fatta tra la categoria di sostanza, che è la principale, e quelle degli "accidenti".
i sensi dell'essere
/[ideale]("secondo il vero e il falso")
essere/accidentale(katà symbebekòs)
\[reale]/secondo potenza e atto(essere in senso dinamico)
\[necessario]
\secondo le categorie(essere in senso statico-strutturale)

USIOLOGIA:
Nell'essere un posto centrale lo occupa la sostanza.
Le caratteristiche della sostanza sono le seguenti:

  • unità: la sostanza deve essere un che di uno: un sasso è una sostanza, un mucchio di sassi no;
  • determinatezza: deve potersi indicare concretamente: l'umanità non è sostanza (se non in senso secondario: sostanza seconda), lo è l'uomo, quest'uomo qui (questo è sostanza prima, sostanza in senso vero e proprio);
  • indipendenza: appunto in quanto la sostanza sussiste, e non inerisce: un maglione è sostanza, il blu no, perché è sempre blu di qualcosa, di qualche sostanza, ad esempio blu del maglione;
  • attualità: deve essere qualcosa di attuale, di reale: il seme che è seme ora, è sostanza, la pianta che il seme può diventare, sviluppandosi, non è sostanza, finché il seme resta seme.

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